Durante i miei studi su Giacomo Leopardi mi sono resa conto di quanto sia attuale il concetto da egli ideato e da noi conosciuto come “pessimismo storico”. Questa concezione mette in antitesi gli “antichi” con i “moderni” o la “natura” con la “ragione” e devo dire che mi trovo d’accordo con la tesi leopardiana.
Gli antichi,secondo il poeta, possedevano una forza morale maggiore e grazie alla loro vita attiva riuscivano a dimenticarsi del vuoto dell’esistenza,cosa che invece i moderni non erano e non sono in grado di fare. Questi ultimi sono visti da Leopardi come meschini ed egoisti.
Dopo aver esposto,in breve,la tesi leopardiana la domanda sorge spontanea: il progresso può essere sempre considerato un bene per l’umanità?
Al giorno d’oggi,nel ventunesimo secolo, dove il progresso, soprattutto tecnologico avanza, penso che l’uomo non sia più in grado di gestire se stesso perché troppo preso nel farsi comandare da un social o un aggeggio tecnologico. Coloro che sono colpiti maggiormente da questo “virus” sono gli adolescenti,sempre più soli e più fragili; caratteristiche che permetto in modo più semplice ed efficace la continua colonizzazione virtuale messa in atto da Mr. Facebook, Mr. Instagram, Mr. Whatsapp e così via. Questi “signori” da me elencati nel periodo precedente,non si rendono conto di quanto male stiano facendo alla società e di quanto pregresso stiano portando nella vita di tutti noi. Forse dovremmo pensarla come Leopardi e prendere spunto dagli “Antichi”(ma non troppo antichi) ovvero: annusare il profumo di un fiore invece di fotografarlo, gustare una cena con gli amici e non controllare in modo compulsivo lo smartphone o chiacchierare per ore con un caro amico guardandolo negli occhi. Piccole cose che potrebbero aiutarci a vivere bene con gli altri e soprattutto con noi stessi.
Concludo affermando che sono favorevole al progresso e soprattutto al sano pregresso,cosa della quale il mondo e in primis le nuove generazioni avrebbero bisogno.
Autrice: Anita Petrosino