Qualsiasi interazione umana è una forma di comunicazione.
“Non si può non comunicare”,
affermarono Paul Watzlawick e altri studiosi del Mental Research Institute della Scuola di Palo Alto (California), sottolineando come ogni atteggiamento assunto da un individuo, diventa subito portatore di significato per gli altri.
Naturalmente non si tratta solo delle parole ma dell’atteggiamento assunto dalla persona nella complessità.
Nel tempo ho imparato, spesso a mie spese, quanto sia importante riuscire a veicolare agli altri il proprio messaggio, nel modo più coerente con le proprie intenzioni e, nello stesso tempo, riuscire a comprendere il messaggio altrui.
Migliorando la propria comunicazione, si migliora la percezione di se stessi, anche nelle relazioni con gli altri.
Nel comunicare c’è sempre uno scambio di informazioni e di ruoli: di regola, dovrebbe sempre crearsi una alternanza tra chi ascolta e chi espone.
Attenzione, ho detto di regola.
Non mi riferisco ai casi in cui si sovrappongono le voci e non si lascia modo all’altro di esprimersi.
Nemmeno a quelle conversazioni in cui non c’è ascolto, si viene facilmente giudicati ed anche frettolosamente liquidati.
Credo che sia capitato prima o poi a tutti di imbattersi in qualche situazione del genere (almeno a me sì, rimediando in casi come il primo anche un bel mal di testa).
Eppure per evitare malintesi, conflitti, malumori e sentirsi più felici nelle comunicazioni basterebbe applicare un semplice metodo che rende la comunicazione più efficace.
Cosa intendo per “comunicazione efficace”?
Per quanto le parole siano importanti, nella comunicazione sono altrettanto rilevanti gli altri elementi che riguardano la fisicità, cioè
– gli elementi della voce (il timbro, il tono, le pause)
– Il corpo ( la postura, i gesti, la mimica facciale)
Nel mio caso, almeno così mi è stato più volte riferito, assume una rilevanza particolare la mimica facciale, tanto che qualche volta qualcuno mi ha chiesto se fossi per caso una attrice (non me ne vogliano le attrici di professione).
Prestando molta più attenzione alla comunicazione con le altre persone, dando a questi elementi la giusta considerazione, ho appunto imparato a considerarla nella sua complessità e totalità.
Per me, ad esempio, è molto importante guardare negli occhi la persona con cui sto comunicando, anzi direi che è un vero valore (anche se sono consapevole che non può essere così per tutti).
Spesso infatti mi è stato detto che sono un tipo ”anacronistico” e che “non mi porto più” in questo mondo che viaggia così velocemente e consuma le cose nel giro di pochi secondi.
Resto comunque della mia opinione: a me piace ancora guardare negli occhi una persona ed ascoltarla con empatia, cercando anche di mettermi nei suoi panni.
Dal momento che nella comunicazione preferisco sentirmi “accolta”, mi impegno a trattare gli altri come piacerebbe a me che loro mi trattassero.
Credo che per comunicare bene non sia necessario ricorrere a chissà qualche artificiosa tecnica di persuasione e che basta utilizzare modi consapevoli e gentili.
Quali sono le caratteristiche di questa “Comunicazione Consapevole”?
Si tratta di una comunicazione che
a. tiene conto dei cosiddetti quattro codici della comunicazione:
1. Il codice della parola
2. Il codice del volto
3. Il codice del corpo
4. Il codice vocale,
b. pone gli interlocutori in posizione di ascolto empatico, cioè prestando attenzione a ciò che viene comunicato all’altro con rispetto,
c. non giudica e mantiene un atteggiamento mentale aperto, evitando pregiudizi,
d. fa stare in silenzio il proprio “monologo interiore” che spesso non permette di dare la giusta attenzione al messaggio che viene inviato dall’altro.
Quando le persone riescono a creare la giusta empatia e comprensione, si sentono più soddisfatte e, di conseguenza, felici.
Pensa a tutte le volte in cui volevi qualcosa e sei riuscito/a ad ottenerla, solo perché sei stato chiaro/a nella tua richiesta? Oppure a quando sei riuscito a comprendere l’altro/a?
Per far emergere e verificare il collegamento tra la comunicazione e il tema della felicità
ti invito a fare 3 cose:
1. rispondere ad alcune domande:
a) Hai l’abitudine di ascoltare il tuo interlocutore senza giudicare o criticare?
b) Quante volte chiedi conferma per assicurarti di essere stato compreso/a?
c) Pensi davvero a ciò che dici mentre parli?
d) Quanto spesso interrompi la persona che ti sta parlando?
e) Guardi negli occhi la persona che ti sta parlando?
2. Stare lontano dalle “5 vocali-killer” della comunicazione:
A di aggredire
E di esigere
I di imporsi
O di offendere
U di umiliare
3. Ringraziare i nostri interlocutori, sia quando ci prestano attenzione, sia quando si sforzano di comprenderci ed infine anche quando proprio non riusciamo a stare sulla stessa lunghezza d’onda.
E’ proprio in questo ultimo caso che abbiamo la possibilità di fare un ottimo allenamento per migliorarci e rendere la nostra comunicazione più efficace e felice.
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Grazie, grazie, grazie
Anna Katia Di Sessa
la tua coach della gratitudine