Quante volte avete sentito parlare di usabilità di un software, di un programma? Penso abbastanza spesso. E quante volte vi siete chiesti ma cos’è? Come la si può definire? Quando si è cominciato a parlare di usabilità?
Beh! In questo e nei successi articoli cercherò di dare una risposta a tutte le vostre domande su questo argomento.
Iniziamo con il rispondere all’ultimo quesito:
Quando si è cominciato a parlare di usabilità?
L’interesse verso l’usabilità è iniziato negli anni ’80, in concomitanza con la maggiore potenzialità espressiva e comunicativa delle interfacce grafiche GUI (Graphical User Interface). In passato tra i primi mezzi di comunicazione uomo-computer si ricordano le schede perforate, lette da un particolare hardware, e i tabulati cartacei,con un’interazione lenta e complessa.
L’interfaccia grafica attualmente è il mezzo più efficace e veloce di comunicazione tra uomo e computer, o meglio tra gli uomini attraverso il computer. L’evoluzione tecnologica facilita la produzione di oggetti usabili.
L’usabilità è quindi un concetto evolutivo e si perfeziona proporzionalmente alle intuizioni e alle capacità tecnologiche del produttore.
L’interfaccia deve essere user-friendly (di facile utilizzo) anche perchè spesso è l’unica parte del sistema con cui l’utente entra in contatto.
Tutti i metodi orientati alla semplicità dell’uso del software vanno sotto il nome di usabilità ( o anche di Human Factor ed Ergonomia del software) e derivano da una serie di studi e attività svolti in questi ultimi anni in sinergia tra informatici e psicologi.
L’efficacia si raggiunge ponendo l’utente al centro della progettazione. Negli anni ’80, Norman, definiva lo “user centred design“, ancor’oggi modello di riferimento per l’usabilità.
La valutazione dell’usabilità è un’attività specifica, oggetto di nuove professioni. La centralità dell’utente emerge sempre più decisamente nel mondo informatico.